
Competenze trasversali per la PA & l’impresa: 8 aprile – 5 giugno 2025

Giornata del Made in Italy
È piccola, ma potente. L’Onda di Hokusai, celebre xilografia giapponese, ha aperto idealmente i lavori della tavola rotonda sulla Blue Economy tenutasi lunedì 31 marzo a Taranto, presso il Centro Ketos, per iniziativa di TECNOPOLIS PST nell’ambito del progetto di cooperazione territoriale europea IN4BLUE, finanziato dal programma Interreg Italia–Croazia 2021–2027.
Una metafora visiva, quella dell’onda, che racconta perfettamente la sfida di oggi: essere capaci non solo di affrontare i cambiamenti, ma di trasformarli in opportunità. E proprio il mare – non come limite, ma come orizzonte condiviso – è stato al centro del confronto tra imprenditori, cittadini, ricercatori, rappresentanti istituzionali e operatori del settore marittimo e costiero, per discutere insieme delle prospettive di sviluppo sostenibile per la Puglia e il Mediterraneo.
«Oggi più che mai abbiamo bisogno di costruire ponti tra ricerca e impresa, tra conoscenza e territori» – ha dichiarato Davide De Nicolò, Chief Project Officer di Tecnopolis, aprendo i lavori – «Tecnopolis è impegnata a rendere l’innovazione accessibile e concreta, per una Blue Economy che non sia solo una visione, ma una traiettoria reale di sviluppo sostenibile».
Dall’ambiente all’energia: un confronto a tutto campo
Il confronto ha attraversato i grandi temi del presente e del futuro dell’economia del mare. La questione ambientale è stata una delle più sentite: è emersa con forza l’urgenza di cambiare approccio, di abbandonare logiche di sfruttamento incontrollato delle risorse marine e affrontare con determinazione gli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico. Il mare pugliese, con le sue coste e la sua biodiversità, è un ecosistema delicato che va rigenerato e custodito. La sostenibilità non è più una scelta, ma una necessità.
A questo si lega direttamente il tema della transizione energetica, indicata come una delle leve fondamentali per costruire un futuro blu realmente sostenibile.
Superare la dipendenza dalle fonti fossili e puntare con decisione su energie rinnovabili come eolico e solare offshore non è più un’opzione ma una direzione obbligata. È il momento di ripensare anche la funzione dei porti e delle infrastrutture marittime in chiave ecologica e digitale.
Altro nodo cruciale emerso è quello delle competenze. La Blue Economy richiede nuove figure professionali, in grado di affrontare le sfide tecnologiche e ambientali dei prossimi anni. Si è parlato di formazione specializzata nella gestione sostenibile delle risorse marine, nell’utilizzo delle tecnologie digitali, nell’economia circolare. L’Intelligenza Artificiale e l’automazione stanno già trasformando il mondo del lavoro: servono persone preparate, capaci di restare protagoniste in questo cambiamento.
Il dibattito si è poi spostato sulla necessità di una nuova cultura del mare. Troppo spesso considerato soltanto come risorsa economica da sfruttare, il mare va riscoperto come spazio culturale, sociale e ambientale. È emersa la necessità di superare la storica contrapposizione tra la nautica di lusso e la pesca tradizionale, costruendo una visione più integrata e condivisa, capace di restituire valore alla biodiversità e alle economie locali.
Non poteva mancare il tema dell’inquinamento e della tutela della biodiversità. Le fonti di contaminazione sono molteplici — industriali, agricole, urbane — e mettono seriamente a rischio la salute del mare. Un esempio virtuoso citato durante l’incontro è quello di Jonian Dolphin Conservation, che ha saputo coinvolgere le comunità locali attraverso la citizen science: un modello efficace per monitorare l’ambiente e rafforzare il senso di responsabilità collettiva.
Infine, lo sguardo si è allargato alle potenzialità della Puglia: una regione che, grazie alla sua posizione nel cuore del Mediterraneo, al suo patrimonio naturale e culturale, e a un tessuto imprenditoriale in movimento, ha tutte le carte in regola per diventare protagonista della nuova economia del mare. Dal turismo costiero alla cantieristica, dalla pesca sostenibile alla ricerca, i margini di crescita sono enormi.
IN4BLUE: il mare come incubatore di idee
Il cuore progettuale della giornata è stato la presentazione del modello di Social Business Incubator, strumento centrale del progetto IN4BLUE. Si tratta di un approccio innovativo che parte dai bisogni concreti del territorio — i cosiddetti problem owner — e li mette in relazione con chi può offrire soluzioni — i solution provider — creando un contesto di collaborazione e accompagnamento.
L’obiettivo è trasformare questi incontri in progetti imprenditoriali sostenibili, capaci di rispondere a problemi reali, valorizzando le competenze locali e promuovendo una visione circolare e cooperativa dell’innovazione.
«La nostra missione è essere un ponte: tra idee e mercato, tra innovazione e impatto, tra il mondo della ricerca e quello dell’impresa» – ha sottolineato ancora De Nicolò. «Tecnopolis lavora ogni giorno per fare in modo che la conoscenza diventi motore di sviluppo e rigenerazione per i territori».
Un primo passo verso un futuro condiviso
L’incontro al Centro Ketos non è stato solo un momento di riflessione, ma l’inizio di un percorso che continuerà nei prossimi mesi attraverso attività di formazione, sperimentazione e accompagnamento all’imprenditorialità, tutte legate al mare e al suo potenziale trasformativo.
Il progetto IN4BLUE guarda a un’economia del mare più equa, partecipata e rigenerativa.
Da Taranto prende forma un impegno comune: navigare il futuro dei settori costieri e marittimi, mettendo al centro i territori, le competenze e le comunità.